Sfida all’ultimo zaino

Alla fine l’ultimo giorno è arrivato.
Speravamo non sarebbe mai successo e invece eccoci qua.
In realtà abbiamo voglia di tornare a casa dopo tante peregrinazioni per rivedere facce amiche e soprattutto la mamma e il papà (da vere italiane).
Rimare un ultimo temibile e terribile ostacolo da superare: LO ZAINO!
La capannuccia è oscura e dotata di luci soffuse inadatte allo scopo, quindi trasferiamo tutte le nostre masserizie sulla veranda.
L’impresa è ardua, ma armate di determinazione e di sottofondo musicale riusciamo in breve tempo a comprimere l’inconprimibile, schiacciare l’inschiacciabile e riempire fino all’orlo dell’esplosione i nostri instancabili compagni di viaggio.
Spero solo che da domani le nostre schiene reggano la dura traversata e l’altrettanto lunga attesa in numerosi aeroporti.

Giulia

Alla fiera dell’est…

La vita scorre sonnolenta e tranquilla tra mare, amaca, massaggi e grigliatozze di pesce vario.
La sera si va a Tonsai, si spulciano le bancarelle, si fanno cose, si vede gente (perlopiù umanità imbarazzante in vacanza).
Si torna alla capannuccia dopo la dura giornata di cazzeggio e magicamente si scopre che IL MIO ZAINO (proprio il mio, non quello delle altre compagne di viaggio, no, IL MIO) è stato aperto a morsi da un topolino, o almeno spero sia stato un topolino e non una pantegana gigante tailandese.
La suddetta bestiola ha pensato bene di squarciare la tasca anteriore, aprire un sacchettino sottovuoto dove tenevo il tè all’osmanthus e spargere il tutto sul pavimento.
Tralasciando la sfiga totale e l’iniziale spavento al pensiero che una bestia enorme potesse essere ancora nella stanza, uff il mio tè è tutto da buttare.
Ma soprattutto, dove metterò tutte le cose contenute nella tasca quando dovrò ripartire?
Nonostante il mio amore per la natura questa volta la fauna mi è stata ostile.
Mi vendicherò stasera mangiando avidamente tutte le bestie, vertebrate e non, che troverò in tavola.
Pesci, molluschi e crostacei, non avrò pietà, sappiatelo.

Giulia

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Tutto sembra andare per il meglio…e invece.

Quando decidi di fare una gita al mare pensi allo snorkeling, al mare, al sole e al divertimento.
Infatti tutto inizia per il meglio.
Una barchetta ondeggiante ci passa a prendere alla spiaggia del resort.
La nostra guida, Mimo, sembra cordiale ed affabile.
Partiamo e la barchetta ondeggiante ondeggia parecchio. Ma l’eccitazione per la gita supera qualsiasi altra cosa.
Prima tappa, Monkey beach.
Delle simpatiche bertucce sono assalite da turisti impazziti che le rimpinzano di patatine e altre schifezze.
Una coppia di italiani, Amore e Tesoro, danno il meglio facendosi fotografare con le povere bestiole in ogni posa possibile.
Ripartiamo cercando di non pensare ai nostri compatrioti.
Seconda tappa Phi Phi Lei, una laguna meravigliosa con acqua azzurra e animali di ogni specie: barracuda, pesci palla, pesci pagliaccio, pesci pappagallo, pesci ago, anemoni giganti, oloturie (sì, il famoso stronzo di mare) e tridacne multicolori.
Davvero spettacolare.
Terza tappa la famosa Maya Bay, la spiaggia di The Beach, la spiaggia di Leonardo Di Caprio, insomma la roba da turista medio che però va vista a tutti i costi.
Mimo ci indica un punto e ci sprona a tuffarci. Con la barca non si può arrivare e quindi bisogna nuotare e poi arrampicarsi.
Ok, il piccolo problema è che le onde si infrangono con violenza sugli scogli dove è agganciata una maglia di rete che non si sa bene come faccia a rimanere lì.
Per salire è necessario scartavetrarsi ginocchia e piedi sugli scogli cercando di non affogare.
Noi però siamo fortissime e, dopo qualche leggerissima difficoltà, ci issiamo sulla scala.
Provate e anche un po’ incazzate raggiungiamo la spiaggia.
Il mare è bellissimo, la baia è circondata da scogli a picco con vegetazione lussureggiante e nel mezzo…duecentomila barche, barchette e yacht con relativi occupanti papponi.
L’incazzatura cresce, ma almeno il rientro in barca è più agevole dell’andata.
Si riparte e Mimo ha la geniale idea di fare il giro e attraccare a 200 metri dalla spiaggia della baia che con tanta fatica abbiamo raggiunto solo 10 minuti prima.
Cercando di mantenere la calma ci rimettiamo in barca.
L’ondeggiamento però non è più così piacevole e la colazione si ripropone perentoria.
In qualche modo riesco a non vomitare, ma il rientro è difficoltoso assai.
Finalmente il resort è in vista, ma l’inutile ultima tappa per avvistare squali inesistenti ritarda ancora l’arrivo.
Infine, stremate, rimettiamo piede a terra, ma che fatica.
Insomma, non si può mai stare troppo tranquilli, anche qui nella bella Phi Phi Island.
Ciò che abbiamo visto però ripaga sempre lo sbattimento.

Giulia

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Vita da spiaggia

Quando prendere il sole, fare il bagno e girare per bancarelle sono le attività più eccitanti della tua giornata capisci di essere veramente rilassato.
Soprattutto perché a questo punto della nostra avventura ci sembrano gli unici passatempi possibili.
Phi Phi Island è tranquilla e paradisiaca.
La stanchezza accumulata nelle peregrinazioni per la Cina si sta dissolvendo lentamente. Noi diamo una mano facendoci massaggiare ripetutamente.

Che posso aggiungere, delle foto senza filtri.

Giulia

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Mare, sole e amache ondeggianti

Il quanto a mezzi di trasporto non ci vogliamo far mancare niente, quindi prendiamo un bel traghettino che in due comode ore ci trasporta a Phi Phi Island.
Dopo la ressa per il recupero bagagli (i romani la fanno da padrone dando il via al parapiglia) e dopo un trasbordo su una barchetta da pescatore, arriviamo al Viking Nature Resort.
Il solito viaggio sbattimento non ci pesa più di tanto quando vediamo il panorama.
Roccioni verdeggianti punteggiano un mare cristallino.
Il sole splende e spira una brezza deliziosa.
Qualche piccola difficoltà per scendere dalla barca non può certo fermarci.
La nostra sistemazione è in una meravigliosa e gigantesca capannuccia sul mare, dotata di amaca dalla quale ammirare il tramonto.
E sì, la vita alle volte è proprio dura.
Bagno nella caletta e cena a base di gamberi fritti fritti fritti coronano il nostro arrivo nella già cara isoletta.
Domani parte l’esplorazione e la lunga serie di massaggi Thai che abbiamo già messo in programma.

Giulia

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Grande muraglia e cavallette

La mattina ha l’oro in bocca, quindi sveglia alle 6 per andare alla Grande Muraglia.
Abbiamo scelto la zona di Mitianyu perché pare sia meno turistica e più scenografica.
La nostra guida, il cinesissimo Joe, ci attende.
Alle 9 siamo già sul posto, pochi turisti, ma un cinese che vuole scavallare il posto in fila c’è sempre.
Si sale con una seggiovia del ’15-’18.
La vegetazione e il paesaggio sono mozzafiato.
Arrivati in cima la Muraglia si snoda imponente fino a perdersi all’orizzonte.
Come spesso è accaduto in questi giorni, ciò che l’uomo è stato capace di costruire ci lascia senza parole.
Raggiungiamo la prima torretta, scendiamo rampe, scendiamo gradini, poi ci giriamo e ci rendiamo conto che DOBBIAMO RIFARE TUTTO IN SALITA.
Armate di buona volontà ci avviamo all’ultima tappa: la discesa sul toboga.
Titubanti ci sediamo sui seggiolini e partiamo.
Nonostante una cara francesina abbia rallentato la mia folle corsa verso l’arrivo, l’esperienza è molto divertente.
Solo dopo qualche acquisto da vere turiste siamo pronte per tornare a Pechino.
Per il pomeriggio-sera il programma prevede:
•visita al Don Hua Men Market con assaggio di animali vari tipo cavallette e stelle marine –> fatto (ci siamo risparmiate ragni, scorpioni e testicoli di capra)
•scazzo con vari e svariati tassisti che non vogliono portarci dove vogliamo andare –> fatto
•scorpacciata di ravioli ripieni di qualsiasi cosa da Mr. Shi’s Dumplings –> fatto
•ennesimo shopping con acquisto di regali per amici e parenti –> fatto
•ri-scazzo con tassisti che non vogliono portarci all’hotel –> fatto
Un’altra giornata di ordinaria follia nella bella Beijing.

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La Pechino più moderna, ancora shopping selvaggio e gran finale di sushi

Oggi visita al quartiere 798, una zona molto carina po’ fuori mano dove si sono concentrate gallerie d’arte, negozietti di design e caffetterie. Arriviamo un po’ prestino ed è ancora tutto chiuso così ci prendiamo qualcosa in un bar in attesa che il quartiere si risvegli.
Dopo un giretto esplorativo decidiamo di spostarci per andare a vedere il quartiere olimpico sede dei giochi del 2008. Un tassista ci carica, si avvia, poi non capisce dove deve andare e infine ci fa scendere dalla macchina! Va beh, col secondo tentativo va meglio e finalmente arriviamo a destinazione.

Breve visita al quartiere olimpico: stadio a forma di nido di rondine, fiaccolone gigante e una decina di ravioli a condire il tutto!

Si prosegue con la visita al quartiere finanziario dove c’è questo curioso edificio (sede della tv di Pechino) soprannominato “i calzoncini”.
A questo punto siamo un filino stanchine e ritorniamo in hotel per una doccia. Alle 17 siamo di nuovo sul piede di guerra: seconda e ultima (forse) tappa al fake market e fine serata (alle 18:40) ad ingozzarci di sushi! Alle 21:30 è come se fossero le 3 di notte.

Tutte a letto e domani sveglia all’alba per la grande gita alla muraglia.

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Luoghi sacri, shopping selvaggio e anatrone finale

Pechino ci sveglia grigia e piovigginosa.
I nostri piani per la giornata variano leggermente, ma non lasciamo niente d’inesplorato.
Si parte con il Palazzo d’estate. Una simpatica pioggerellina ci accompagna sulle rive del lago, sui duecentomila scalini (non ci facciamo mai mancare una sudata), sulle rampe scivolose.
In fondo però il paesaggio brumoso è molto affascinante e suggestivo.
Un po’ meno affascinante il traghetto a forma di dragone che guardiamo con sospetto solcare le acque scure.
Lasciamo i ponti e le isolette e raggiungiamo il Lama Temple, tempio buddista molto importante.
Nuvole di incenso nell’aria, molte persone che pregano, pagode e statue di Buddha ovunque. Poi la sorpresa di un piccolo monaco con tunica gialla e all stars (anche la religione si adegua ai tempi moderni).
Lanciamo monetine e giriamo ruote propiziatorie, non si sa mai che qualche divinità ci mandi un po’ di buona sorte.
Fuori dal tempio i vicoli sono ombreggiati da imponenti robinie lussureggianti e i negozi di souvenir mostrano le proprie mercanzie (più o meno sempre le solite cose).
Tutto questo camminare ci ha messo voglie di fare shopping e non c’è niente di meglio del PIÙ GRANDE FAKE MARKET DI PECHINO.
6 piani di qualsiasi cosa tu voglia, falsificata nel migliore dei modi: borse, scarpe, vestiti, sciarpe, oggetti tecnologici, pacchianerie varie, manicure, pedicure, ricchi premi e cotillon.
Stremate dagli acquisti selvaggi ci rimane un’ultima cosa da fare: assaggiare la famosissima anatra alla pechinese (altrimenti cosa siamo venute a fare a Pechino?).
Il ristorante è formale e mette un pochino di ansia, ma basta un assaggio di pelle-grassissima-di-anatra-laccata-ricoperta-di-zucchero a farmi dimenticare tutto il resto.
Una vera delizia.
Ora però le gambe dolgono, le ginocchia cedono e gli occhi si chiudono.
Domani ci aspetta un’altra bella giornata nella capitale cinese.
Buona notte.

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La ricompensa è Pechino

Beijing ci accoglie come meglio non potevamo aspettarci.
L’ostello è bello, il personale gentile e la gente per strada non ci fissa come se fossimo fenomeni da baraccone.
Oggi ha inizio la 4 giorni di visita serrata alla Capitale del nord.
Si parte da piazza Tien’anmen (in cinese tradizionale ovviamente 天安門廣場).
È emozionante rendersi conto di essere al centro di un pezzo di storia.
Lo sguardo severo del regime in realtà non si percepisce per niente; quello che si osserva palesemente è che i cinesi so’ tantini.
È praticamente impossibile fare una foto all’effige di Mao senza qualche ombrellino o capoccione di cinese in mezzo.

All’ingresso della Città Proibita si respira aria di grandiosità.
Gli imperatori non erano certo dei modesti.
I padiglioni, le scalinate e il giardino sono magnifici e imponenti.
La luce non è ideale per le foto, ma la sensazione che si prova attraversando i cortili e le piazze è unica.

Non paghe della mattinata ci spostiamo in metro (efficientissima e pienissima di gente) per visitare il Tempio del cielo.
Una struttura circolare maestosa e coloratissima.

Ora sì che siamo stanche, ma non possiamo esimerci dal compiere una passeggiata nella zona pedonale commerciale.
Acquistato qualche souvenir torniamo in ostello. E stasera sushi!

Giulia

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